Il Pfizer o lo Pfizer?

Tra le innumerevoli questioni linguistiche che la pandemia solleva capita a volte che ve ne siano di inaspettate, ma non per questo meno interessanti (spero non solo per qualche sparuto linguista). Da quando, alla fine del 2020, il discorso sulla pandemia si è concentrato massicciamente sui vaccini, mi è capitato di vedere diversi titoli di giornale come quelli riportati qui sopra, in cui il vaccino prodotto dalla Pfizer-BioNTech era abbreviato in “lo Pfizer”. Curiosamente, nonostante le questioni linguistiche generalmente appassionino, non ho trovato traccia di nessun dibattito o richiesta di chiarimenti riguardo all’articolo da anteporre al nome Pfizer in italiano. L’unica reazione che ho osservato è quella di questo utente di Twitter, che si indigna dell’uso di lo Pfizer sul Fatto Quotidiano.

Ovviamente, come nei post precedenti, non darò indicazioni qui se si ‘debba’ usare il o lo davanti a Pfizer, ma mi limiterò ad osservare il comportamento dei parlanti in merito ed a trarne alcune piste di riflessione riguardo al funzionamento della lingua in generale. La prima osservazione riguarda l’uso dell’articolo determinativo maschile in italiano, la cui scelta, come si sa, dipende dall’inizio della parola seguente. La maggior parte delle grammatiche indica un certo numero di casi in cui l’articolo prende la forma lo (e gli al plurale): davanti a s ‘impura’, alle consonanti palatali (quelle scritte sc e gn), z, i + vocale e davanti a qualche nesso consonantico (x, ps, pn, pt…). L’ultimo caso, in particolare, è meno chiaro dei precedenti: la scelta dell’articolo è abbastanza chiara per le sequenze citate (nonostante nella pratica forme come il/i pneumatico/i siano piuttosto frequenti), ma lo è molto meno per sequenze più rare, generalmente passate sotto silenzio dai dizionari. In questi casi, in effetti, il comportamento dei parlanti è piuttosto variabile e all’apparenza imprevedibile (il che significa piuttosto che i grammatici e i linguisti non hanno ancora identificato interamente i principi secondo cui i parlanti scelgono l’uno o l’altro). Ad esempio, davanti alla sequenza /km/ (come nella parola khmer) si usano prevalentemente il/i, ma piuttosto lo/gli davanti alla sequenza, fonologicamente assai vicina, /kn/, come nelle parole di origine greca cnidario o cneoro. Per dare un’idea di questa variabilità, riporto nel grafico qui sotto la proporzione di occorrenze con l’articolo il/i (in blu) e lo/gli (in arancio) davanti a parole che iniziano con sequenze di consonanti rare in italiano in ItTenTen (un grande corpus di circa cinque miliardi di parole). Tra le altre cose, in vista della discussione che segue, osserviamo che le parole con sequenza iniziale /pf/ occupano una posizione intermedia, con una proporzione tra il e lo che è di circa il 70% vs. 30%.

Diversi linguisti che si sono occupati della cosa spiegano l’uso di lo come forma alternativa a il sulla base della tendenza ad evitare sequenze consonantiche troppo complesse (ad esempio /lstr/ se il fosse anteposto ad una parola come straniero). I dati empirici però sembrano smentire questa spiegazione, o comunque suggerire che vi possano essere anche altri fattori che determinano la scelta (il più delle volte inconscia) dell’articolo.

Ritorniamo ora a Pfizer. Innanzitutto, occorre osservare che anche in questo caso la pandemia, e la mole di informazione ad essa legata, costituiscono una lente di ingrandimento dei fenomeni linguistici. È assai probabile, in effetti, che il fatto che i parlanti possano esitare nella scelta dell’articolo da anteporre ad una parola come Pfizer sarebbe passato del tutto inosservato se non fosse stato per l’esplosione di questa parola nel discorso pubblico. A titolo di esempio, su Repubblica la parola Pfizer compare 1.445 volte nel 2021 (in poco più, quindi, di tre mesi), 653 nel 2020 e soltanto 444 volte nei dieci anni precedenti.

Per osservare più precisamente il comportamento della parola Pfizer riguardo all’articolo ho raccolto le occorrenze su Twitter fino al 1° aprile, considerando non soltanto le forme il e lo (e le relative preposizioni articolate), ma anche le altre forme che possono variare, ossia l’articolo determinativo plurale (i/gli) e l’articolo indeterminativo singolare (un/uno). I risultati, totali e per ogni tipo di articolo, sono riassunti nella tabella qui sotto.

 il/un/ilo/uno/gli%
articolo det. sing.2.35676675,5% / 24,5%
articolo indet. sing.1176265,4% / 34,6%
articolo det. pl.741781,3% / 18,7%
totale2.54784575,1% / 24,9%

Questi dati sono tanto più sorprendenti che, dal momento che in inglese molti nessi consonantici iniziali sono semplificati, la pronuncia originale (la Pfizer è americana) è grosso modo ‘faizer’ (tecnicamente /ˈfaɪzər/). Molti in Italia pronunciano effettivamente con una /f/ iniziale, ma la pronuncia ‘pfaizer’ mi sembra comunque diffusa, e il fatto che per un certo numero di parlanti l’articolo sia lo (o una forma corrispondente) ne è una conferma indiretta. Questi ultimi casi rappresentano circa un quarto del totale, ragione per cui è difficile derubricarli a ‘errori’ frutto dell’ignoranza di chi parla (in questo caso twitta). Possiamo invece fare altre osservazioni più interessanti. Ad esempio, il fatto che la variazione tra un uso e l’altro si osserva talvolta anche per lo stesso parlante e addirittura nello stesso tweet, come negli esempi seguenti.

Per il secondo, in particolare, si può ipotizzare che la scelta di (del)lo Pfizer dopo due occorrenze dell’altra forma dell’articolo sia almeno in parte influenzata dall’apparire immediatamente dopo lo Sputnik (dove l’uso dell’articolo lo è regolare), il che suggerisce che una spiegazione che si basi esclusivamente su fattori fonologici è quantomeno riduttiva. Come si vede, anche un fenomeno all’apparenza marginale e trascurabile ci permette, se osservato in dettaglio, di trarre conclusioni, o perlomeno di emettere ipotesi, riguardo al funzionamento della lingua più in generale.

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